L’invenzione della pietra sinterizzata è italiana e risale 1999, anno che coincide con la produzione della prima lastra di Lapitec, dopo dieci anni di ricerca scientifica.
Alcuni decenni dopo, dietro una forte spinta dell’azienda italiana Lapitec, l’Unione Euro-pa dà valore a questo nuovo materiale conferendogli il marchio CE.
Questo risultato ha portato anche a fare luce su una categoria merceologica fino a oggi inesistente o confusa con altri materiali: la pietra sinterizzata.
La pietra sinterizzata è un materiale speciale, una nuova pietra. Non è marmo, quarzo, ceramica o solid surface, differenziandosi da questi per le sue caratteristiche in termini di resistenza e di dimensioni (è disponibile in lastre di grande formato).

Realmente ecologica, la pietra sinterizzata ha un’anima 100% minerale, non prevede l’utilizzo di derivati del petrolio e presenta una formula speciale totalmente priva di silice cristallina – aspetto di grande interesse per chi questo materiale lo deve lavorare.
La tecnologia è il cuore di Lapitec che oggi è protetto da 25 brevetti internazionali ed è ottenuto affinando minerali a 1.500°C attraverso un processo di vibro-compressione sot-tovuoto che compatta il materiale e poi lo sinterizza a 1.200°C, dando forma a lastre di grande formato e a tutta massa. Questo significa che, se dovessimo tagliarlo a metà, avremmo la stessa colorazione al suo interno.
La pietra sinterizzata – diversa per proprietà dalle ceramiche, dalle pietre naturali e dalle pietre composite – era un materiale soggetto in modo differente alle normative in campo edile delle varie nazioni dell’Unione. Questo fino ad oggi, poiché l’European Commission e la EOTA (European Organisation for Technical Assessment) hanno adottato un nuovo European Assessment Document che definisce una nuova categoria merceologica, de-nominata appunto Pietra Sinterizzata.
Il Lapitec è così l’unico materiale attualmente in grado di rispettare in tutti i suoi punti il documento, diventando la prima e l’unica pietra sinterizzata nel mercato.