Finiture Green

Visione personale e linguaggio strategico

Patricia Malavolti

L’intervista di Simone Micheli offre un viaggio nella sua filosofia progettuale e nel suo rapporto intimo con luce, colore e materiali, evidenziando una visione unica e personale dell’architettura e del design.
Rivela un artista e professionista profondamente legato al valore dell’unicità, del rispetto per la storia e della connessione emotiva tra spazio, luce e colore, definendo una filosofia progettuale che va oltre i limiti dell’estetica per abbracciare etica e identità personale.

Può raccontarci qualcosa delle sue origini e di come queste abbiano influenzato la sua visione progettuale?
Sono figlio dell’arte, cresciuto respirando i colori e le forme grazie a mio padre, un pittore di straordinaria sensibilità. La sua ricerca incessante sulla luce mi ha insegnato che non è solo un fenomeno naturale, ma una vera e propria materia progettuale, viva, dinamica, in dialogo costante con lo spazio. Da lui ho appreso che la luce è una materia fisica, importante tanto quanto il cemento armato. Per me, la luce non si limita a illuminare: costruisce, trasforma, racconta storie. Ogni mio progetto nasce da questa visione stratificata, dove ogni dettaglio ha un significato e ogni elemento si inserisce in una narrazione coerente.

Lei parla spesso di originalità e unicità. Come interpreta questi concetti nel suo lavoro?
Considero i miei lavori opere d’arte sostenibili, dense di significato e unicità lessicale. La mia voce progettuale è completamente fuori dal coro e desidera esprimere verità antimimetica. Ogni singolo dettaglio della fabbrica architettonica che realizzo è creato da me. I miei progetti narrano una storia di iperbolica coerenza contenutistica e formale.

Il suo approccio sembra avere anche un legame con la storia e con la sostenibilità. È corretto?
La storia e il futuro si intrecciano nei miei progetti come due facce della stessa medaglia. Non considero il passato un limite, ma una fonte inesauribile di ispirazione, che reinterpreto per creare qualcosa di unico e significativo. La sostenibilità, poi, non è una scelta, ma una necessità: progettare significa costruire con intelligenza, ottimizzando le risorse e creando spazi che non solo resistano al tempo, ma che lo anticipino. Ogni mia opera è un ponte tra memoria e innovazione, un atto di responsabilità verso il presente e un investimento per le generazioni future.

Che ruolo hanno la luce e il colore nei suoi progetti?
Come già detto la luce è il cuore pulsante del progetto, la materia invisibile che dà forma e significato allo spazio. Senza luce non esisterebbe il colore, che si trasforma in un elemento vivo, mutevole, capace di dialogare con chi osserva. Non si tratta mai di applicare schemi predefiniti: le mie scelte nascono da un’istintiva comprensione dell’ambiente e da una profonda connessione con le emozioni che voglio evocare. Ogni progetto è un’esperienza unica, resa tale proprio dall’interazione tra luce, colore e spazio.

Parla spesso di talento come di un dono innato. Crede che la creatività sia più istinto che educazione?
Il talento è un dono, una predisposizione che trascende qualsiasi educazione. L’educazione può affinare, ma non creare ciò che non c’è. Io sono stato fortunato a crescere circondato dalla bellezza e dall’arte, ma fin da bambino, ero guidato da una sensibilità che mi permetteva di distinguere l’armonia dalla dissonanza, il bello dal banale.

Quali sono le sue fonti di ispirazione?
La natura è la mia principale fonte di ispirazione, le linee continue e fluide della natura, dove tutto è in equilibrio perfetto. Quando riesco a ritagliarmi del tempo nella natura, osservo con attenzione e meraviglia, in modo quasi inconscio, tutto ciò che mi circonda, le piccole meraviglie che Dio ha creato. Ogni dettaglio – le forme, i colori, i ritmi armoniosi che regolano la vita – mi parla con una semplicità che è al tempo stesso profondità. Questo processo è simile a una meditazione a occhi aperti: mi aiuta a distaccarmi dalla frenesia quotidiana, a riflettere, e a ricaricare corpo e mente. È in questi momenti che spesso trovo elementi, schemi o forme che, reinterpretati, diventano il cuore delle mie architetture.

Come si rapporta con i suoi clienti?
Il mio lavoro è frutto di un dialogo intenso con i miei clienti. Ogni progetto è un incontro tra la mia visione e le esigenze del committente, che trova forma attraverso il mio stile. Chi si rivolge a me condivide la mia filosofia ed è consapevole dell’identità e della visione unica dei miei lavori. Insieme non costruiamo solo spazi, ma racconti che durano nel tempo, carichi di significato e rispetto per il contesto.