Durante i tre giorni di Color Week, tenutisi dal 21 al 23 settembre 2022 nel Teatrino della Reggia di Monza e negli spazi adiacenti è emerso chiaramente, da più voci di settore, quanto sia sentita l’esigenza di trattare il tema del colore in modo approfondito e professionale.

Il colore, seppur sia un ambito di studio per lo più circoscritto ai professionisti, ha anche una sua valenza che impatta sulla quotidianità di tutte le persone, come un linguaggio universale.

Consulenti, docenti, designer e progettisti che si sono uniti ai talk della prima edizione della Color Week, hanno cercato di delineare i confini di questa “materia”, mettendone a fuoco diversi caratteri.

Se al colore viene riconosciuta una sua identità, essa non può essere slegata dalle forme in cui si manifesta. Per questo si è rivelato necessario, ai fini di una miglior formazione ed “educazione”, stabilire un collegamento pratico tra le conoscenze teoriche e quelle pratiche, portando esempi concreti di applicazione nella mostra allestita nel bel Teatrino ottocentesco, recentemente restaurato. «Abbiamo pensato di organizzare la Color Week – introduce Francesca Valan che, con Patricia Malavolti ha ideato la manifestazione – per ribadire che non si parla mai abbastanza del linguaggio del colore che, il più delle volte, viene usato secondo la sensibilità individuale. In realtà ci sono degli elementi che devono essere progettuali, come si progetta la forma, e quindi oggettivi. Chi possiede la grammatica, generalmente ne conosce una del passato, come quella del Bauhaus, che non è stata resa contemporanea».

Tornando al colore, le tematiche legate ad esso possono avere valenze diverse se viste da differenti punti di vista.

La luce, ad esempio, può assumere nuove forme che si traducono in colore, come sostiene Gianpiero Alfarano – Professore DIDA Università di Firenze: «la tecnologia led, così come le ultime innovazioni in fatto di materiali luminescenti, aprono ai progettisti possibilità quasi illimitate poiché si svincolano dalla pura applicazione e, allo stesso tempo, sono in grado di adattarsi repentinamente alle esigenze di progetto».
Lo spazio della città diventa il luogo di opportunità per stringere un rapporto con l’arte, anche attraverso il colore: è il progetto di Fondazione Dioguardi: «in Cantierevento – come ci spiega Francesco Maggiore, presidente della Fondazione – utilizziamo i cantieri edili, spesso processi che creano disagio nelle città, come strumenti di conoscenza, d’incontro, di valorizzazione tecnica e artistica».
Per comprendere a pieno queste opportunità, la formazione è determinante, come ci spiega Ingrid Calvo Ivanovic, docente presso il Politecnico di Milano e l’Università del Cile: «le metodologie e l’insegnamento del colore sono fondamentali. Gli studenti devono padroneggiare la materia per rispondere alle reali esigenze del mercato, tanto negli aspetti creativi quanto in quelli teorici, tecnologici e, perché no, anche quelli della sostenibilità».
Su quest’ultimo tema della sostenibilità, le fa eco Massimo Duroni, bioarchitetto e docente universitario, sostenendo che «come la luce è invisibile, anche il colore ha un aspetto essenzialmente percettivo e quanto più riesce a prolungare la piacevolezza del prodotto, quanto più riuscirà, probabilmente, ad allungare il suo ciclo di vita».

Duroni introduce un’altra questione fondamentale, quella dell’applicazione del colore al prodotto. A sostegno di quanto questo aspetto sia importante e sia connesso al mercato, Chiara Frigerio di 23 Bassi presenta il processo evolutivo della linea di home decor nata nel 2020 con un’attenzione particolare al decoro e al colore delle architetture italiane, mettendo in luce anche quanto le scelte cromatiche siano un aspetto rilevante.

La sostenibilità è legata sia al colore che ai materiali e, come dice Anna Pellizzari di Materially, anche alla tecnologia applicativa e al progetto stesso: per parlare di sostenibilità è sempre più importante considerare come si produce e anche il ciclo di vita del prodotto e il suo fine vita.

Giulio Ceppi illustra quanto il colore abbia, nel tempo, influenzato anche il nostro linguaggio, in relazione ad aspetti o eventi di natura politica, sociale, culturale, sportiva: nella mostra Sociocromie, ad esempio, frutto dell’analisi di 25 cromotipi che percorrono 100 anni di storia e modi di dire della lingua parlata, ha rilevato da un lato come il colore descriva momenti specifici, rappresentando simbolicamente e emotivamente la realtà, e soprattutto come avvenimenti che hanno segnato la nostra storia, oppure gli avvenimenti sportivi, possano essere ricordati proprio con un colore (armata rossa, camicie brune, maglia rosa, e altro) che diventa linguaggio evocativo.

Il legame con il mercato è di grande importanza soprattutto per le aziende; in mostra sono stati inseriti alcuni arredi e lampade di Rotaliana, Tecno e CodiceIcona che hanno posto sotto la lente di ingrandimento il rapporto fondamentale tra scelta cromatica e applicazione, come ribadito da Stefano Viganò, a capo del dipartimento tecnico di Tecno, che ha spiegato come il progetto del colore (curato da Francesca Valan) abbia recuperato i colori iconici dell’azienda di mobili per ufficio, rivalutando la sua storia ma come sia stato industrializzato questo processo con le esigenze produttive.

Judith Van Vliet, che nella vita si occupa di consulenza colore per brand e privati, introduce anche il fattore dell’identità, ricordandoci che il colore entra nella vita quotidiana di tutti noi, dalla tonalità che prediligiamo per il nostro abbigliamento fino a, paradossalmente, indirizzare le nostre scelte di acquisto di beni. Si è soffermata sul “colore dell’anno”, considerandolo strumento di comunicazione per le aziende ma spesso aleatorio.

La stessa Francesca Valan, nel suo accurato lavoro di curatrice della Color Week, sta sperimentando cosa significhi riscoprire un’identità attraverso lo studio del passato. Ha infatti elaborato una cartella colore dedicata alle tonalità che nel corso dei secoli hanno decorato la Reggia di Monza, in un racconto scandito in tre periodi, dal Settecento al Novecento. Ne uscirà tra qualche mese, grazie anche al supporto di Cromotech, una cartella che vuole costruire un ulteriore percorso storico contestualizzato nella Villa Reale ma di ispirazione per i visitatori.

E infine, forse il più scontato ma non meno importante, il colore come materia che si traduce poi in vernice. Raymundo Sesma, con il supporto delle idropitture e smalti di Chréon, linea di decorativi di Lechler, ha creato la sua opera dal titolo Universo Espanso ricordandoci la capacità della pittura e della grafica di creare nuove dimensioni che vanno ben oltre le tre conosciute e di come l’opera artistica debba essere momento condiviso, coinvolgendo alcuni giovani artisti e studenti del vicino Liceo Artistico Nanni Valentini che grazie al supporto dei docenti Fernanda Menendez e Andrea Sciffo, hanno contribuito alla sua produzione.

Il viaggio nel colore, e le tematiche emerse durante questi giorni di formazione aperti ad architetti e progettisti, sono solo un punto di partenza. L’esigenza di nobilitare la tematica del colore tra i professionisti, ma non solo, appare oggi un’urgenza più che necessaria. Lo chiedono le stesse aziende che si trovano a dover declinare delle esigenze produttive in un mercato in fortissimo mutamento.