É un modo simpatico di introdursi, ma allo stesso tempo serio, che ben riassume il tono della lezione che terrà di lì a breve, in occasione della fiera COLORè, nella sala conferenze di Piacenza Expo.
Da una parte la leggerezza di chi per professione vive immersa nei colori, dall’altra il piglio puntuale di chi agisce in aderenza ai principi del progetto, e conosce il rigore e l’attenzione che richiedono per essere soddisfatti.
Basta seguire i ragionamenti che espone per capire come questi elementi, apparentemente in contrasto tra loro, siano in realtà uniti e inscindibili.
Con un’introduzione teorica fornisce gli strumenti utili ad orientarsi nel suo universo lavorativo, definendo i concetti di tinta, chiarezza e saturazione.
Segue un viaggio attraverso lo spazio e il tempo, dagli anni ’50 al 2020, in cui parla di ambienti, arredi e prodotti industriali, uniti dal filo comune della cromia. Si passa dalle tonalità pastello ai materiali naturali, dalla modularità degli elementi alla I-decade, quella degli anni 2000 in cui Apple ha preso il centro della scena, influenzando tutto l’immaginario delle tinte e delle finiture. Spiega: quella del colore è una dimensione ciclica, fatta di tendenze che vanno e vengono per poi ritornare ancora e ancora, in un flusso calcolabile con accuratezza statistica.
É quanto sostiene da anni, perorando una visione ecologica della propria professione.
Giura guerra ai finti materiali, che confondono e compromettono la riconoscibilità dei veri, oltre a causare enormi difficoltà in fase di smaltimento.
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