Si parla sempre più di “fatto su misura”, “fatto a mano”, “personalizzato”: sono caratteristiche del made in Italy o, almeno, di quello che all’estero si ritiene “prodotto italiano”. Lo scrive anche il Guardian, quotidiano inglese (“How the return of traditional skills is boosting Italy’s economy”, a firma Angela Giuffrida in Penne), riprendendo alcuni concetti dell’economista Stefano Micelli (che ha scritto, tra l’altro, il libro “Fare artigiano”), che sostiene fermamente le potenzialità del saper fare delle piccole e piccolissime aziende italiane, in ogni settore.

«La qualità “artigianale” del produrre italiano, nel senso più attuale che la parola ha assunto in questi anni, costituisce un filo rosso in grado di collegare fra loro un gigante della manifattura di altissima tecnologia (Finmeccanica, ndr) con tante piccole imprese di successo nel nostro Paese»

– sostiene Micelli.

Le grandi trasformazioni nell’industria con le opportunità, tecnologiche e finanziarie, di Industria 4.0, avvicinerà i due mondi che si stanno sempre più allontanando, da un lato il design della piccola produzione che dialoga con l’arte, dall’altro quello dell’industria che obbligatoriamente deve fare i conti con i numeri?

 

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