Gli ambienti domestici diventano sempre più ibridi. Non è una novità il fatto che non esiste più una netta divisione tra esterno e interno, e questo si rispecchia anche negli arredi. La fluidità degli spazi, che fa anche di necessità virtù, si declina in complementi realizzati con speciali tessuti e finiture nanotecnologiche, che devono resistere a sollecitazioni diverse.
Uno sguardo più generale ci fa anche considerare che linee e forme minimaliste, pulite e rigorose – figlie di design e architetti della generazione razionalista – sono una certezza che però non pone in grande risalto le novità. Nomi noti sono evidentemente una certezza per le aziende che si impegnano ad associarsi al brand dello studio dell’archistar, piuttosto che addentrarsi nella ricerca di qualcosa che sia davvero nuovo. La percezione di paura di uscire dai canoni è, secondo noi, evidente. Ma è una considerazione che viene fatta senza pensare alle implicazioni sui bilanci delle aziende che devono quadrare.
Un susseguirsi di arredi bellissimi dalla fattura impeccabile, dove però il grande oggetto cult non emerge. Peccato.